La storia di Marianna

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Marianna Boccolini è nata a Narni (Terni) il 7 maggio 1992. Battezzata nella chiesa di Santa Maria Regina a Terni il 12 settembre, festa del Santissimo Nome di Maria. Marianna manifesta sin da piccola un carattere gioioso, intuitivo e affettuoso, ed una sensibilità d’animo profonda e non comune. Negli anni della scuola elementare gli insegnanti ravvisano in lei, oltre la dedizione e il buon rendimento scolastico, uno sguardo particolarmente attento ai compagni meno capaci e alle persone sofferenti, ai quali presta spontaneamente il suo aiuto con modestia. Si meraviglia per le cose e le persone che la circondano, cogliendone la bellezza, il dono, le avverte come animate da un dinamismo di interiore bontà. È dotata di capacità espressive superiori alla media: scrive poesie, piccole storie e riflessioni sapienziali.

Nel 2002, a 10 anni di età, riceve la prima comunione e, in quello stesso anno, ha il primo episodio di emicrania comitata, patologia che l’accompagnerà sempre e che durante i violenti attacchi le darà vari disturbi fisici, tra cui la perdita parziale della vista e della sensibilità/motilità agli arti ad un lato del corpo. A 11 anni scrive: “Io ti lodo, Signore, e ti ringrazio per il dono della vita, insuperabilmente bello e prezioso, e io ti prego perché tutti si rendano conto di quello che hanno e perché imparino ad amarlo e apprezzarlo […]. La vita è una sola e non si può avere due volte ed è per questo che si deve riuscire a viverla serenamente poiché la pace, la gioia, la bontà inizia nei piccoli luoghi, inizia da noi”. Ha una grande creatività e molti interessi, coltiva la passione per la lettura, la pittura, la danza e lo studio del pianoforte.

Al compiere dei suoi 14 anni riceve la cresima, espone i suoi quadri in una mostra nell’ambito del Cavour Art Festival di Terni e consegue un premio letterario per un tema sull’immigrazione, nel quale esprime il suo ideale di giustizia, solidarietà e fratellanza, che la accompagnerà fino alla fine della vita ed espresso in queste righe scritte nel suo blog: “Vorrei disegnarmi un mondo tutto mio perché quello che è qui fuori non mi piace affatto, sai? Come sarebbe il mondo senza più guerra, né malattie, né povertà, né ingiustizie o discriminazioni? Come sarebbe il mondo senza più fame né stermini, senza razzismo e senza odio? A voi la risposta. Da parte mia, se tutto questo si realizzasse davvero, riuscirei finalmente a vedere il mondo a colori !!!” Marianna era innamorata della vita, che riteneva “un dono di Dio preziosissimo”, e dell’essere umano, non perdendo occasione per esortare al bene, alla compassione e all’amore reciproco.

Per realizzare un giorno il suo sogno di diventare medico – e “poter curare gli altri, aiutarli fino in fondo e ricercare nei laboratori i vaccini e le medicine apposite per ogni tipo di malattia” – si iscrive al liceo classico. Nonostante la malattia le causi spesso assenze e un rallentamento nelle attività, consegue eccellenti risultati, distinguendosi anche per l’aiuto dato ai compagni in difficoltà, mettendosi al loro livello, e per il forte intento nell’opporsi alle ingiustizie e impegnarsi con coraggio per l’unità tra le persone, anche quando dagli amici non riceveva consensi o era trascurata. Così scrive a 14 anni: “Saper interpretare con benevolenza gli atteggiamenti degli altri anche contro le apparenze presuppone una grande fiducia nel prossimo. Saper guardare le piccole cose con attenzione apprezzandole ognuna come un grande dono di Dio così come saper guardare serenamente alle grandi cose della vita non potrà che condurre lontano, nel Regno dei cieli”.

La sua fede in Dio è semplice, concreta e profonda, formata ai valori ricevuti dagli educatori e vista nelle testimonianze degli adulti da lei incontrati, che lei chiama “capitani coraggiosi” – dall’omonimo romanzo di R. Kipling – e che guarda, come direbbe Papa Francesco, quali “veri eroi” che spendono sinceramente la vita per gli altri. A 14 anni scrive: “La libertà è scegliere l’amore, la bellezza, la verità. La vita non è nulla se dimentichiamo di condurla rispettando i comandamenti dettatici da Dio. In fondo tutto quello che possediamo in realtà non ci appartiene, ma abbiamo comunque tutti il dovere di combattere la discordia e la sopraffazione affinché si possa divenire finalmente davvero liberi”. Ama la figura di S. Francesco e trova nella Preghiera semplice, a lui ispirata, uno stimolo per dire “sì all’amore”, come ha detto il Papa. È attratta dal Vangelo delle Beatitudini, che vede già realizzate in testimoni piccoli e grandi, come Martin Luther King, Don Tonino Bello, Giovanni Paolo II, Madre Teresa di Calcutta e Ghandi e tanti altri non conosciuti, come l’anziana Elfia, amica di famiglia. Così si esprime a 14 anni: “Il cammino che essi seguono da tempo è il percorso che noi tutti dovremmo seguire perché è l’unico che può condurre alla felicità. Il Regno di Dio è la nostra meta […]. Quelli che agli occhi dei più possono sembrare dei deboli, dei perdenti, in realtà agli occhi di Dio sono i più grandi perché hanno saputo riconoscere le vere qualità dell’animo umano da coltivare, perché hanno saputo vedere quello che non tutti vedono, perché hanno saputo sacrificarsi e battersi per i grandi ideali cristiani”.

Nelle testimonianze di compagni ed educatori, che l’hanno conosciuta negli anni del liceo, questi valori si evidenziano nella concretezza dei suoi atteggiamenti e delle sue semplici scelte quotidiane. I suoi amici ricordano, in particolare, “la sua allegria, la sua spensieratezza, la sua lealtà e in particolar modo la sua unica e affermata sensibilità”. Una volta i professori avevano riportato delle verifiche, lei ebbe una valutazione eccellente e una compagna – che la ammirava molto – piangeva per aver ricevuto un brutto voto. Marianna le chiese perché piangesse e, nel dirle che avrebbe certamente recuperato, aggiunse: “Pimpi, non lo sai che il valore di una persona non lo si capisce dai voti che prende?”. Racconta un’amica: “Non ricordo di averla vista nemmeno un giorno senza sorridere, senza riempire le sue amiche di attenzioni, senza lottare per qualcosa… Aveva una qualità che possiedono solo pochi, sapeva prima di tutto ascoltare e capire con l’umiltà di chi è disposto a conoscere prima di giudicare… in amicizia, non dava mai nulla per scontato, non smetteva mai di dimostrare il bene incondizionato che voleva”.

Sosteneva la teoria dell’ultimo giorno e diceva a se stessa: come vivrei questo momento se oggi fosse l’ultima volta che incontro questa persona? E se questo scritto, o questo regalo o questa attività, fosse l’ultimo della mia vita? Questo dava ad ogni suo gesto e ad ogni situazione una profondità e un colore unico. Viveva così ogni momento come fosse l’ultimo, considerando sacro ogni istante: quando giocava con la sorellina come quando confezionava un dono per un amico, quando studiava come quando incontrava qualcuno.

Il 18 agosto del 2010 Marianna termina, a seguito di un tragico incidente stradale, la sua vita terrena, a soli 18 anni. Qualche tempo prima, interpellando la mamma intorno alla possibilità che un giorno la morte avrebbe potuto separarle, le disse: “Mamma, tu devi vivere, tanto noi staremo insieme per sempre!”. Negli ultimi giorni prima dell’incidente, aveva presagito ed annunciato più volte la propria morte prematura. Il suo corpo, con indosso l’abito da sposa, riposa in una cappella a lei dedicata, nel cimitero di Narni (TR), divenuta meta per molti che vanno a renderle omaggio e a pregarla. I suoi scritti e parte del suo diario, dalle elementari fino all’ultimo tema del liceo, sono pubblicati nel marzo 2011 in una raccolta dal titolo “Un semplice ricordo” e il ricavato inviato a Medici senza frontiere: per molti – anche chi non l’ha direttamente conosciuta – una rivelazione della sua originale sapienza e maturità, superiori alla sua età. In quei testi, inaspettatamente, oltre a narrare del suo vissuto come del senso della vita, della fede e dell’amore al prossimo, si occupa di temi di straordinaria attualità – richiamati anche al recente Sinodo sui giovani (ottobre 2018) –, come l’immigrazione e l’incontro con la diversità, il mondo digitale, il rapporto tra le generazioni e l’educazione affettiva. I suoi docenti del Liceo classico G. C. Tacito di Terni – dove più tardi le venne intitolata l’Aula magna – l’hanno definita “esempio di come l’humanitas, l’insieme di quei valori eterni insiti nella nostra civiltà, possa fermentare all’interno di un cuore”.

La sua breve vita è stata molto intensa, compiuta ed integra, la sua gioia di vivere contagiosa: oggi la sua pagina facebook è divenuto un luogo di testimonianza ed evangelizzazione. Unanime è il ricordo di lei, una giovane che incarnava l’amore disinteressato, come hanno affermato i suoi compagni di classe: “Marianna sapeva amare, pur non pretendendo di essere amata, e secondo noi questo è uno dei più grandi insegnamenti che ci ha offerto e che continua ad offrirci tutt’oggi, invitandoci a non sopprimere questo nostro desiderio di voler bene, ma di curarlo e difenderlo sempre, dimostrandoci che esso può superare qualsiasi limite, può vincere qualsiasi sfida”.

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